Achtung Banditen?! [VR]

Immersive VR installation for Smartphone, Tablet and PC, in memory of the victims based on the Atlas of Nazi and Fascist Massacres in Italy.

The work is available in 3 languages (English, German, Italian) and runs on a local server or SFTP server (recommended) with https certificate.

The installation detects automatically the OS language and device model. In case of Tablet and Smartphone it enables the motion sensors to offer a VR experience. On PC / Mac / Linux it works with the Keyboard arrows and Mouse. A version with Gamepad controller is supported on request.

  • Sara Ferro
    Director
  • Chris Weil
    Director
  • ARTOLDO pictures
    Production
  • RedMagicBlue
    Development
  • Project Type:
    Virtual Reality, Installation, Game
  • Country of Origin:
    Italy
  • Language:
    English, German, Italian
  • Student Project:
    No
  • SEGRETE Tracce di Memoria XIV
    Palazzo Ducale - Genoa (2022)
    Italy
    20 January - 06 February 2022
    Group Exhibition
Distribution Information
  • ARTOLDO media
    Distributor
    Country: Worldwide
    Rights: All Rights
Director Biography - Sara Ferro, Chris Weil

Sara Ferro (Milan, 1977) and Chris Weil (Bad Nauheim, 1988) form together the duo ARTOLDO.

She, a media sociologist, he, a film editing specialist. Since 2015 they are creating invariably throughout four-handed as a collective, micro, short, medium and feature-length films with exploratory outlook, experimental look and cineastic frown, dealing at 360 ° in “primae personae” with everything related to their moving images and video art, from direction to shooting, from editing to the soundscape, from conception to installation, from enlightenment to lighting staging, always with the pleasure of investigating and inquiring controversial realms.

The messages sent out through their works deliberately have a tone between the semi-serious and the vaporous, to conceal the vitriol of an invective that they instead prearranged to arouse in a subconsciously, by virtue of a digital transformation of the grumbling into an accelerationist incipit. To this end, they undertake forays into synthetic worlds and the less visible new media territories, where they can imagine the means to cross new frontiers.

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Director Statement

Durante la Guerra di Liberazione dal Nazifascismo, tra il 3 settembre 1943 e il 2 maggio 1945 ovvero dall’armistizio di Cassibile tra l’Italia e le forze alleate all’entrata in vigore della resa delle truppe tedesche nel teatro di guerra italiano, circa 11.400 militari italiani, 44.720 partigiani e 9.180 bambini, donne e uomini persero la vita passati alle armi e trucidati per mano delle forze armate tedesche in ritirata.
L'installazione virtuale configura un luogo / non-luogo della memoria per le vittime italiane delle rappresaglie nazifasciste che fino ad oggi non hanno ricevuto adeguata giustizia, soprattutto da parte tedesca, a causa del mancato riconoscimento oltralpe dei verdetti dei tribunali italiani competenti in materia, sottraendo i criminali al giusto processo e negando alle vittime una compiuta giustizia umana.
Il memoriale sintetico ricontestualizza metaforicamente e virtualmente il berlinese “Memoriale per gli ebrei assassinati d'Europa” in un fondale che ricongiunge conclusi in sé stesso molti panorami italici, alpigiani, prealpini, montanari, montagnardi, valligiani, padani, metropolitani rasi al suolo, aguzzi come le Apuane. Bagliori rossastri, luminescente eco rossa dal cielo dietro i monti, sole morto, preso il suo posto da strali marziali, marziani, di Marte guerrafondaio.
In una timeline elettronica che ricorda un labirinto dell'orrore, il visitatore ha l'opportunità di appurare i crimini di guerra provincia per provincia usando smartphone / tablet / PC e farsi così un'idea dell'immenso numero di esecuzioni sommarie avverso la popolazione civile italiana. Entrando virtualmente tramite sensori di movimento nel paesaggio desolato delle lapidi e targhe degli eccidi.
Montagne non più verdi ma terra bruciata color grigio fucile mitraglia, lavate via da lava ossidata, si stagliano granitiche su un cielo dove il Sol non è più Levante, Ro-Ber-To Ciano(tico), Schwarze Sonne, Sole Nero non tramonta più la luce che è magma, color Resistenza, color Primavera che tornerà. Ma intanto il General Inverno, ancora una volta nella storia, le operazioni sospese, pretesa è il lungo gelo, il lungo addio, bella ciao. Monta O Sole a Montesole, Alba la presero in duemila il dieci ottobre e la persero in duecento il due novembre dell’anno 1944. Vigila O Stella Rossa, proteggi da quei pazzi che stanno sterminando le genti attorno alle formazioni partigiane nelle retrovie con gli alleati fermi sulla Linea Gotica. Lapilli di lacrime scendono a valle, pioggia battente rimbalza su muri di gomma, si fa neve sulla pianura, là le fabbriche infuocate di furore rivoluzionario, annerite di deportazioni e fuliggini. Fioccano le rappresaglie, lasciano, innalzano, rovesciano token, totem e tabù di guerra, quasi un raid aereo che invece è di truppe a terra, terrestri, troppo terrestri, umane, troppo disumane, con buona pace di Nietzsche.
Il vile adito con cui impunemente gli invasori cercarono di giustificare la loro scia di sangue, la loro fiumana di morti, fu l’inverosimile e volgare slogan di propaganda al grido di “lotta alle bande” con cui si additavano le formazioni partigiane, fiancheggiatori, simpatizzanti e via di seguito per assimilazione tutta la popolazione incontrata. “Achtung! Banditen!” scrivevamo su muri a proscrivere quelle case di paesi presi di mira, in palese violazioni delle norme del diritto penale e internazionale e con l’unico scopo di terrorizzare la popolazione, di vendicarsi di quello che veniva percepito da parte tedesca come un cambio di fronte e nella logica mortifera dell’ideologia della razza, della conquista dello spazio vitale proprio per quella razza credutasi ariana e dello sfregio di tutto ciò che non fosse germanico. Spesso e volentieri con l’aiuto di fascisti repubblichini o della prima ora, d’annata, dannata Sant’Anna, stramazzi a Stazzema, stramazzano a centinaia stra-ammazzati nelle Fosse.
E allora, con il mesto senso del tragico che ci separa dai quegli accadimenti, ribattiamo alla spudoratezza dei veri banditi, gli occupanti carnefici e alla loro faccia tosta di chiamare banditi gli altri, con un punto interrogativo che sta per l’incredulità e uno esclamativo che sta per l’indignazione. Purtroppo e paradossalmente del resto, ad un certo grado di viltà certi gesti diventano davvero incredibili, tanto da esser rimossi e una volta dimenticati lasciare spazio di manovra all’affermazione della loro negazione, come di fatto e di sorpresa assistiamo oggi con l’esplodere del negazionismo anche nelle menti di individui precedentemente non sospetti. Incredulità sotto il segno della banalità del male, niente di nuovo sotto il sole colpisce riconducibile alla serie degli orrori perpetrati in nome di quell’egritùdine dello spirito che storicamente e storiograficamente è detta nazifascismo.