Wounds of Gaia

ENG. With Wounds of Gaia, I wanted to explore what happened after the myth told in Aeschylus' Prometheus Bound. In this version, a free Prometheus, after giving fire to humanity, watches the consequences of their actions centuries later. He is no longer the rebellious titan defying the gods but a father who, with pain and anger, witnesses his children self-destruct. Humanity, symbolically born from the gift of fire, has turned that spark of progress and creation into a tool of excess.
Wounds of Gaia is a reflection on what we lost along the way, and in this torment, Prometheus invites us to reflect on our relationship with the things we create and then abandon. The Earth, a mother who nurtures and provides, becomes a symbol of nature ravaged by our recklessness. As a father, Prometheus painfully watches his children harm themselves, aware that it is they who inflict the wounds that now leave permanent scars on the Earth, Gaia. Destruction becomes the price of our failure and abuse of the gift we were given. Prometheus’ pain is also our own.
One of the most stimulating aspects of this project was delving into the psychology of Prometheus. Collaborating with the actor, we explored his emotional nuances, portraying him as both superhuman and profoundly human. His experience is that of a parent who observes their children make mistakes—helpless, yet ever present.
Visually, I opted for a minimalist aesthetic, focusing on natural light and a pastel color palette to emphasize the connection between Prometheus and his surroundings. At the same time, I drew significant inspiration from the aesthetic of Blade Runner, blending a delicate and suspended atmosphere with visual elements reminiscent of its futuristic, dystopian feel. This combination creates a striking contrast that heightens the tension between humanity’s fragility and the weight of its actions.
The soundtrack—both solemn and gentle—accompanies the narrative, amplifying its emotional and reflective intensity. Together, these elements make the film an emotional rollercoaster.
This project is a reflection on humanity, time, and our creations, but also a celebration of the ability to find meaning in fragments, loss, and memories. It is an invitation to care for our world before the scars we carry become irreparable.

ITA. Con Cicatrici di Gaia, ho voluto esplorare ciò che accade dopo il mito narrato in Prometeo Incatenato di Eschilo. In questa versione, Prometeo, libero, dopo aver donato il fuoco agli uomini, osserva, secoli dopo, le conseguenze delle loro azioni. Non è più il titano ribelle che sfida gli dèi, ma un padre che, con dolore e rabbia, guarda i suoi figli autodistruggersi. L’umanità, simbolicamente nata dal dono del fuoco, ha trasformato quella scintilla di progresso e creazione in uno strumento di eccesso.
Cicatrici di Gaia è una riflessione su ciò che perdiamo lungo il cammino, e proprio in questo tormento Prometeo ci invita a riflettere sul nostro rapporto con ciò che creiamo e poi dimentichiamo. La Terra, madre che accoglie e nutre, è il simbolo di una natura martoriata dalla nostra imprudenza. Prometeo, in quanto padre, osserva dolorosamente i suoi figli autolesionarsi, consapevole che sono loro stessi a infliggersi le ferite che ora si fanno cicatrici indelebili. La distruzione è il prezzo del nostro fallimento e del nostro abuso del dono ricevuto. Il dolore di Prometeo è anche il nostro.
Uno degli aspetti più stimolanti del progetto è stato il lavoro sulla psicologia di Prometeo. Collaborando con l’attore, abbiamo esplorato le sue sfumature emotive, rendendolo al tempo stesso sovrumano e profondamente umano. La sua esperienza è quella di un genitore che osserva i figli sbagliare, impotente ma sempre presente.
Visivamente, mi sono ispirato/a all’estetica di Blade Runner, non tanto nell’uso delle luci o dei colori, ma nel modo in cui elementi che sembrano opposti si incontrano e si fondono. La natura, simbolo di vita e rigenerazione, è affiancata da frammenti di qualcosa di artificiale, abbandonato, e quasi distopico. Questa combinazione richiama lo stile cyberpunk, ma lo reinterpreta in chiave più naturale e minimale. L’intento era creare un dialogo visivo tra ciò che l’umanità costruisce e ciò che distrugge, con un focus sull’interazione tra questi elementi contrastanti.
Ho scelto una palette di colori pastello e una luce naturale per enfatizzare il legame tra Prometeo e l’ambiente circostante, ma l’inserimento di dettagli innaturali, quasi estranei, aggiunge una tensione visiva. È un mondo che non è più solo natura, ma nemmeno solo artificio: un equilibrio fragile e instabile, proprio come il tema del film.
La colonna sonora, solenne e delicata al tempo stesso, accompagna il racconto, amplificando l’intensità emotiva e riflessiva della narrazione. Insieme, questi elementi contribuiscono a rendere il film un sali e scendi di emozioni.
Questo progetto è una riflessione sull’umanità, sul tempo e sulle nostre creazioni, ma anche una celebrazione della capacità di trovare significato nei frammenti, nelle perdite e nei ricordi. È un invito a prenderci cura del nostro mondo, prima che anche le cicatrici che portiamo diventino irreparabili.