SINCRONIZZATO INCOERENTE
In un laboratorio, un gruppo di scienziati studia l’effetto prima notte, il fenomeno per cui gli esseri umani, quando dormono nelle camere d’albergo, sognano con metà cervello, come fanno i delfini. Ma il sonno di uomini e delfini si confonde in un cortocircuito: esiste un confine con l’altro che neanche il sogno può superare?
-
Aurelio RussoDirector
-
Elena MagnaniDirector
-
Gianluca QuattrocchiDirector
-
Sole CaioDirector
-
Project Type:Experimental, Short
-
Genres:Found footage, experimental, sci-fi
-
Runtime:3 minutes
-
Completion Date:March 20, 2025
-
Country of Origin:Italy
-
Language:English
-
Aspect Ratio:16:9
-
Film Color:Color
-
First-time Filmmaker:No
-
Student Project:No
FUORIFUOCO: Siamo Aurelio, Gianluca, Sole ed Elena e insieme costituiamo il collettivo multimediale FuoriFuoco. Lavoriamo a Milano, dove Elena, Aurelio e Sole si sono diplomati in documentario alla Scuola Civica L. Visconti con il film Escuchame (40’, 2024) e Esseri Urbani (40', 2024), ma prima abbiamo studiato a Bologna, dove Gianluca e Aurelio hanno girato il corto Mannequeen (8’, 2022) all’Accademia Nazionale del Cinema.
Il rapporto uomo-animale si articola, storicamente, sull’idea di un dissidio tra razionale e istintivo, rielaborazione e impulso, la stessa linea su cui la psicoanalisi costruisce il sistema conscio-inconscio. Abbiamo provato a indagare questa relazione partendo dai sogni, immaginati come il terreno di scambio in cui si incontrano gli opposti (apparenti) di questi binomi concettuali. Ci siamo quindi posti l’interrogativo: gli animali sognano? E i loro sogni assomigliano ai nostri? L’idea che nelle camere d’albergo l’uomo faccia un sonno sincronizzato/incoerente, simile a quello dei delfini, ci ha spinti a immaginare un universo fantascientifico in cui, partendo dai sogni dell’uomo, è possibile trovare una risposta. Ma i sogni, come ha suggerito Jung, non provengono solo dall’individuo; ciascuno, nel suo sogno privato, attinge a un patrimonio di immagini e attribuzioni di significato culturale, a un repertorio, se vogliamo, onirico. Abbiamo quindi utilizzato il found footage come un bacino di immagini universali in continua risignificazione simile all’inconscio collettivo, finendo per misurarci con il limite paradossale della ricerca di uno sguardo non-umano sulla storia e sul mondo: filtrate dal nostro sguardo e dalla nostra coscienza, è davvero possibile proporre immagini altre da noi? Secondo il delfino del nostro film, che ha un certo caratterino, probabilmente no; si può, tuttavia, provare a incontrarsi nel sogno, anche quando assume la forma di un incubo.