ROOMING WITH STELLA
An apartment on the Tiber riverside, in central Rome. The filmmaker lives here, where Stella lived until her death. Stella is the nom de guerre of Alba Meloni, a partisan courier who, at a very young age, joined the Resistance in the capital. After the Liberation, she became an official for the Italian Communist Party and spent the last 30 years of her life in Testaccio neighbourhood, where she is still a very popular figure.
The filmmaker follows her tracks, dialoguing with the character, collecting memories of her, seizing shreds of her daily life and her experiences: at home, in the neighbourhood and in the streets of Rome, where the girl once carried weapons in a straw bag and planted nails on the roads to stop German trucks. It is a journey through time and the city, during which the individual story of Alba/Stella intertwines with our collective History.
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NADIA PIZZUTIDirector
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NADIA PIZZUTIWriter
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NADIA PIZZUTIProducer
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Project Title (Original Language):ALBA MELONI.STELLA NELLE MIE STANZE
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Project Type:Documentary
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Runtime:47 minutes 27 seconds
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Completion Date:October 3, 2021
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Production Budget:14,000 EUR
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Country of Origin:Italy
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Country of Filming:Italy
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Shooting Format:DIGITAL
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Aspect Ratio:16:9
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Film Color:Black & White and Color
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First-time Filmmaker:No
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Student Project:No
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CINEMA NUOVO AQUILA-ROMEROME
Italy
December 2, 2021
ITALIAN PREMIERE
Distribution Information
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Nadia PizzutiDistributorCountry: ItalyRights: All Rights
Born in Rome of a French mother and an Italian father, Nadia Pizzuti is a journalist, a writer and an independent filmmaker.
She worked at the Italian news agency ANSA and wrote two books about her experience as a correspondent in Tehran, one of which (Il giardino di Shahrzad) has been published in France and in Spain as well.
She organized a season of films by women pioneers, “Cinepioniere, da Alice Guy a Dorothy Arzner” at the Rome’s Women International House and at the Barcelona’s Women House. In 2012 she shot Amica nostra Angela (Our dear friend Angela), a portrait of the Neapolitan feminist philosopher Angela Putino. The documentary has been since screened in several cities, in Italy and abroad, and has been selected at the festival ‘Some prefer cake’ in Bologna.
Her second documentary, Lina Mangiacapre. Artista del femminismo (Lina Mangiacapre. Artist of feminism, 2015), is a portrait of an another extraordinary figure of the Neapolitan and Italian feminism. It has been selected at several festivals, including the 38th 'International Women's Film Festival' (Créteil, Paris) ‘Sguardi Altrove’, 23th International Women’s Film Festival (Milan, Italy), Mostra Internacional de Films de Dones (Barcelona, Spain), 'Festival internazionale di Cinema e Donne' (Florence) and at the Kinothek Asta Nielsen in Francfurt and at Woman Made Gallery in Chicago.
Her third documentary, Alba Meloni.Stella nelle mie stanze (Rooming with Stella), is about a member of the Italian resistance movement.
NOTE DI REGIA (ITALIAN)
Mi piace lavorare su figure di donne, non necessariamente famose, ma donne che hanno lasciato una traccia nella vita delle persone con cui sono state in relazione, me inclusa. M'interessa inoltre lavorare sulla memoria, sui legami tra passato e presente, sulle storie individuali intrecciate alla Storia collettiva. Alba Meloni non l'ho conosciuta, ma il suo personaggio mi è venuto incontro quando mi sono stabilita nell'appartamento di Testaccio che fu il suo e questo accadimento ha segnato per me l'inizio di un nuovo percorso creativo.
Come tante persone della sua generazione, Alba aveva un sogno: liberare l'Italia dal nazifascismo per costruire una società più giusta. Per questo entrò nella Resistenza con il nome di battaglia Stella. Anche oggi c'è una giovane generazione che si batte per il cambiamento, contro il neoliberismo, l'inquinamento ambientale, il razzismo e il patriarcato. Ed è proprio alle nuove generazioni che è dedicato questo progetto, sono loro i suoi destinatari ideali perché a loro è affidata la speranza di costruire un mondo migliore.
I documentari sono sempre il frutto di una ricerca, sulle persone o sui temi prescelti e sullo stile e i mezzi tecnici che si intendono impiegare. In questo caso la mia indagine mi ha portata a progettare un documentario di creazione, personale ed evocativo. Il suo obiettivo è condividere l'immagine che mi sono fatta di Alba e la relazione che ho instaurato con lei seguendo le sue tracce nella casa e nel rione Testaccio dove ha trascorso gli ultimi 30 anni della sua vita e poi nelle strade di Roma dove da giovanissima aveva operato come staffetta partigiana. Il progetto è anche un'occasione per raccontare la resistenza dal punto di vista delle donne, per le quali la lotta contro il nazifascismo fu anche uno strumento di emancipazione e di autodeterminazione. Il regime fascista voleva tenere le donne a casa, le voleva figlie, mogli e madri; le partigiane erano donne che volevan uscire dalla famiglia, volevano essere libere di comunicare con il mondo esterno. La conquista del diritto di voto è stato un risultato dell'impegno delle donne nella Resistenza.
Non sapevo nulla di Alba prima di entrare nell'appartamento, ma sin dal primo momento ho sentito una forte energia pervadere gli spazi, i mobili, i libri, gli oggetti a lei appartenuti. I suoi eredi me ne hanno lasciati tanti e io, per quanto possibile, li ho conservati, mescolandoli con i miei, come se lei me li avesse lasciati in eredità. Tra le mura di casa ho trovato una moltitudine di “impronte” che segnalavano il passaggio di una persona con cui avevo parecchio da spartire. Così ho cominciato a interessarmi alla sua vita e a interrogarmi sulle sue scelte politiche e umane, tentando di dare corpo alle emozioni, al coraggio, alle paure di una 'eroina qualunque' che mi affascinava. La sua vicenda ha risvegliato in me ricordi che non appartengono a me, ma a mio padre e a mia madre, lui che durante la guerra viveva vicino al fronte di Cassino e lei che era bambina quando i nazisti occuparono la sua Parigi. Inoltre, pur appartenendo a generazioni distanti e avendo vissuto esperienze molto diverse, mi accomuna ad Alba la passione politica.
Dalla relazione con lei deriva la scelta di esprimere la mia soggettività anche attraverso immagini di me nelle stanze in cui lei soggiornò fino alla morte e di accompagnarle con la mia voce fuori campo che, rivolgendosi a lei, immagina e ricostruisce il suo quotidiano.
Da qui anche la scelta di riprendere Roma com'è oggi: il mio presente s'intreccia con il passato di Alba, la mia voce s'intreccia con la sua, con il racconto della sua esperienza di partigiana nella città occupata dai nazisti. I luoghi non sono una semplice cornice ma diventano dei personaggi, proprio come Alba, come me stessa, come la sua/mia casa, come le persone di cui lei parla e come Luciana Romoli, una partigiana ultra novantenne che ricorda di aver incontrato Stella in una riunione clandestina e che ho avuto la fortuna di rintracciare.
La mia videocamera è spesso rivolta verso l'alto per riprendere il cielo, la sommità dei palazzi e degli alberi, le linee aeree tramviarie: una scelta motivata dall'esigenza di astrarsi a tratti dalla contemporaneità, evitando di filmare le strade e le persone. Ho ripreso però alcuni murales di San Lorenzo e di altri quartieri, che, pur essendo contemporanei, sono sentinelle del passato. Con il medesimo spirito viene ripreso il Tevere, lo scorcio che si vede dalle finestre dell'appartamento di Testaccio, gli argini e il Ponte dell'industria (detto Ponte di ferro) dove il 7 aprile 1944, due mesi prima della liberazione di Roma, i nazisti fucilarono dieci donne che avevano assaltato un forno per procurarsi il pane razionato dagli occupanti. Ora il Ponte di ferro è inaccessibile, dopo l'incendio che lo ha devastato ai primi di ottobre 2021, ma la lapide dedicata alle 10 donne è intatta.
Un altro luogo-personaggio è il rione Testaccio, che non è solo la cornice delll'ultima parte della vita di Alba Meloni, ma la materia stessa della sua quotidianità, delle sue relazioni, del suo impegno politico. La sua figura è inquadrata nelle sue interrelazioni con l'ambiente e con le persone che hanno condiviso la sua esperienza, come amici/e e compagni/e di partito.
La struttura del documentario prevede in sostanza tre livelli di racconto: 1) quello che Alba diceva di sé 2) quello che alcune persone dicono di lei 3) quello che l'autrice pensa, sente e immagina. E tre blocchi narrativi intrecciati: 1) la casa 2) la resistenza 3) militanza/amicizia/rione Testaccio.
Un elemento fondamentale è la musica della band romana dei Wow. E' una musica che ricorda le colonne sonore dei film italiani degli anni Sessanta ma propone anche atmosfere dark e psichedeliche, con lunghe parti strumentali. Un sound adatto a creare un legame tra passato e presente, proprio come le diverse scene del film.
Per il film è stata composta una canzone, Il nome della libertà', musica del cantatutore Raffaele Viscuso e testo di Raffele Viscuso e Nadia Pizzuti.