COME SABBIA AL VENTO – Demo
Il documentario consiste nell’intreccio di due storie distinte: un'intervista a un ragazzo senegalese, arrivato in Italia dopo innumerevoli traversie in Africa e una parte fiction che ha come soggetti, un ragazzino e una bandana.
Un racconto lucido di ciò che è realmente la tratta africana. Un percorso ad ostacoli tracciato sulle vecchie vie carovaniere che dalla regione sub-sahariana portavano al Mediterraneo per fini commerciali e che oggi, sono le principali direttrici del passaggio dei migranti.
Quali motivazioni, quali sogni spingono le persone a tentare la sorte? Come funzionano le organizzazioni dedite alla tratta? Cosa avviene davvero dentro i campi libici? Qual’è il ruolo delle ONG? Come si sentono accolti e quale futuro vedono una volta giunti da noi?
Attraverso questo documentario/intervista, realizzeremo che Malamine non è solo un immigrato, è un sopravvissuto! Molti dei suoi compagni non ce l'hanno fatta. A noi il compito di raccogliere la sua storia per dovere di verità e giustizia, in onore di chi è sprofondato nella sabbia.
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Paolo CatellaniDirector
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Malamine BaKey Cast
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Davide PramarzoniKey Cast
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Paolo CatellaniWriter
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Project Title (Original Language):COME SABBIA AL VENTO
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Project Type:Documentary
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Runtime:1 hour 6 minutes 10 seconds
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Completion Date:August 13, 2023
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Country of Origin:Italy
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Language:Italian
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Aspect Ratio:2.35:1
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Film Color:Color
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First-time Filmmaker:Yes
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Student Project:No
Paolo Catellani inizia la sua carriera di videomaker dopo un attento studio della fotografia e si specializza nelle tecniche di ripresa e di montaggio attraverso un'intensa attività professionale nel settore corporate e wedding. Nel 2010 intraprende l'attività didattica, realizzando un videocorso sull'utilizzo del software di editing video professionale FinalCut Pro per videocorsipro.it. Nel 2018, su commissione del suo Comune e col patrocinio della Regione Emilia Romagna, prende parte come assistente alla regia, alla realizzazione del documentario “Dove è casa” sul tema dell'integrazione. Dopo un decennio di volontariato presso la Caritas, avvia un progetto che nel 2023 diventerà il documentario “Come Sabbia al vento” incentrato sul traffico di esseri umani in Africa. Il progetto risponde all'urgenza dell'autore di dare voce e dignità alle persone che, nonostante rischi incalcolabili, decidono di intraprendere quella che è stata definita dalle Nazioni Unite, come la rotte migratoria più pericolosa al mondo.
Per anni, attraverso il volontariato in Caritas, mi sono occupato di gestire la povertà e l’integrazione nella città dove abito. Ho visto i danni prodotti da un’integrazione non riuscita, danni che si ripercuotono sulle future generazioni e che impattano sempre più sulle scarse risorse economiche dei servizi sociali e degli enti locali preposti all’integrazione.
Da anni assistiamo - un po’ indignati, un po’ distratti - all’arrivo in Italia di migliaia di persone disperate. Arrivano rischiando la vita, per assicurarsi quei diritti che noi diamo per scontati, quali cibo, lavoro, sicurezza e assistenza sanitaria. In risposta a questo, poniamo in essere strategie inadeguate e controproducenti che non realizzano integrazione e non aiutano queste persone a far in modo che, prima possibile, possano cominciare a contribuire al bene di questo paese. Al contrario, facciamo di tutto per farle sentire indesiderate e poniamo davanti a loro così tanti impedimenti e ostacoli da rendere impossibile la loro permanenza da noi. In realtà, credo che questa politica abbia come obiettivo proprio questo. Lo facciamo per visioni ideologiche e tornaconti politici che poco hanno a che vedere con i nostri reali interessi. Ricordo solo il problema demografico in Italia e i circa 800.000 lavoratori che le aziende non riescono a reperire. Tuttavia, allo stato attuale, gli immigrati, contribuiscono in attivo al bilancio pubblico, versando 6,5 miliardi di Euro/anno nelle nostre casse nazionali (dato 2022). Alla luce di questi dati, pare totalmente irrazionale il voler continuare a perseguire le politiche adottate negli ultimi decenni.
In virtù delle mie esperienze sul territorio, delle nostre reali necessità e dei dati appena elencati, sono arrivato alla conclusione che non si potrà mai proporre una vera inclusione, se prima non riconosceremo loro la dignità umana che gli spetta. Solo così, potremo mettere in campo quelle forze che consentiranno a queste ragazze e ragazzi di realizzarsi per poter contribuire al bene del paese.
Questo mio contributo si muove proprio in questa direzione. L’unica maniera che abbiamo per entrare in empatia con loro è attraverso la conoscenza delle loro storie. Questo potrà far cadere quelle barriere ideologiche che ci precludono uno sguardo oggettivo e umano verso di loro. Potremo persino ravvisare, nei loro racconti, quelle stesse motivazioni che hanno spinto i nostri bisnonni ad attraversare l’Oceano Atlantico più di cento anni fa.
In questo mio lavoro, non propongo soluzioni, non prendo posizione e non voglio convincere nessuno. Attraverso questo progetto, lascio che sia Malamine a parlare. Questo ragazzo senegalese di 22 anni che ha attraversato l’Africa subsahariana per raggiungere le coste italiane, si confida con lo spettatore, racconta ciò che ha passato e ci fa riflettere sulla sua condizione di immigrato, senza dare giudizi e senza cercare commiserazione. Malamine, in questa intervista, ha dato prova di grande dignità e sensibilità, tutte doti che tendiamo a non riconoscere a queste persone.
Al documentario è stato conferito il patrocinio della Caritas di Reggio Emilia, la quale gli ha riconosciuto una forte valenza pedagogica.